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Grande Fratello, Mattia Fumagalli in lacrime rivela sul suo coming out: “Mi prendevano a calci”

Grande Fratello, Mattia Fumagalli in lacrime rivela sul suo coming out: “Mi prendevano a calci”
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Nella puntata di giovedì sera del Grande Fratello, Mattia Fumagalli, chiamato in mistery room da Alfonso Signorini, ha parlato di un periodo delicato e difficile del suo passato, di quando ha fatto coming out con la sua famiglia.

Il gieffino ha raccontato che sono stati anni difficili e complicati in cui non si sentiva accettato da nessuno, soprattutto a scuola. Dopo un po’, ha deciso di rivelare ai genitori del suo orientamento sessuale: con la madre è stato più facile, mentre con il padre all’inizio non molto.

Grande Fratello, Mattia Fumagalli parla del suo coming out

Ecco che cosa ha raccontato Mattia Fumagalli del suo passato e del suo coming out: “Non è stata facile una parte della mia vita, soprattutto all’inizio. Avevo una personalità molto estrosa, anche nel modo di vestire, fin da subito. E sai, in un paesino non è semplice. Sentivo di appartenere a un altro mondo. Mi piacevano la pallavolo, la danza, tutte quelle cose che, però, nel luogo in cui sono nato non erano accettate. Dovevo fare calcio, ma non mi piaceva. Non mi piaceva stare con i ragazzi. Entrare a scuola era un terrore per me. Mi prendevano a calci e mi dicevano: “Tu non devi stare qua.” Ero sempre messo da parte. Camminavo guardando il pavimento, fino alla mia classe. Mi rendevo quasi invisibile, anzi, io volevo scomparire. Ovunque andassi, non mi sentivo capito. Non avevo un mio mondo. L’unico posto in cui mi rifugiavo era la soffitta, dove mettevo Britney a tutto volume e finalmente trovavo la mia dimensione. Potevo essere me stesso, vivere, senza essere giudicato. Ma ancora oggi, a volte, riaffiora in me la sensazione di aver sempre combattuto le mie battaglie da solo. Glielo dissi un giorno mentre eravamo davanti ai piatti. Stavo distruggendo un pezzo di pane tra le mani. A un certo punto si gira e mi chiede: “Che hai?” Io la guardo e le dico: “Mamma, sono gay.” Lei, senza pensarci, lascia tutto, mi abbraccia e mi chiede se sono felice. Io rispondo di sì. Lei sorride, come se niente fosse, e torna a lavare i piatti“.

Ha poi continuato: “Con mio padre è stato diverso. Lui era il classico uomo che nei programmi in TV chiedeva: “Ti piace la velina mora o la bionda?” E io avrei voluto rispondere: “Il conduttore.” Ma non si poteva. Io lo chiamo il mio “orso buono” perché so che, in fondo, mi vuole bene. Ma ho sempre avuto la sensazione di deludere le sue aspettative. Lui era l’uomo di casa, il classico maschio. Non ho avuto il coraggio di dirglielo direttamente, così lo ha fatto mia madre. Nei giorni successivi lo vedevo strano. Poi una sera mi guarda e mi fa: “Me lo ha detto la mamma.” Io rispondo: “Sì, papà.” E lui: “Beh…” Ho visto nel suo sguardo spegnersi tante aspettative. E non è una bella cosa per un figlio. “Papà, non è un capriccio, non è una scelta. Sono nato così. Ancora oggi non riuscirei mai a portare a casa un ragazzo, perché so che non potrei vivermelo liberamente. Sono anni che non mi innamoro. Ogni volta che una relazione diventa importante, quando arriva il momento di condividere la mia vita, la mia famiglia, mi blocco. Ma ho una voglia incredibile di innamorarmi. Mi piacerebbe ricevere un messaggino, sentirmi dire: “Andiamo fuori a cena.” Mi piacerebbe poter parlare con qualcuno, condividere“.

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